Roma, MUCIV – Museo delle Civiltà. Il Ciclo della Pesca di Umberto Coromaldi nell’Esposizione Romana del 1911
17 Giugno 2025

Adriano Mazzoletti. Un fondo per la musica jazz riconosciuto di interesse culturale

Con decreto n. 126/2025 della Commissione Regionale per il patrimonio culturale, su proposta della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, il Fondo Adriano Mazzoletti è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante ai sensi dell’art. 10, comma 3, lett. b) del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

A partire dalla riorganizzazione del Ministero della Cultura ex DPCM n. 57/2024, anche la tutela dei beni archivistici è infatti in seno all’organo collegiale della Commissione Regionale per il patrimonio culturale, composto da tutti Dirigenti delle Soprintendenze territoriali, compresa la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio. Insieme al Fondo Mazzoletti, nell’ultima riunione della Commissione regionale del 24 giugno scorso, sono stati riconosciuti di interesse culturale altri importanti fondi archivistici come il Fondo Domenico Rosati e un nucleo di carte dei Consigli Aziendali RAI, recentemente acquisito dall’ Archivio storico della Cgil di Roma e del Lazio «Manuela Mezzelani».

Scomparso recentemente nel 2023, Adriano Mazzoletti fu giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, autore, direttore e curatore editoriale ed è considerato il padre della musica jazz. Il Fondo, che abbraccia un arco cronologico che va dagli inizi del Novecento al Duemila, conserva ampia documentazione della sua eclettica attività con una miscellanea di carteggi, appunti, materiali preparatori per interviste e testi pubblicati, spartiti e partiture, rassegna stampa, etc. Ma l’aspetto più interessante di questo fondo archivistico è senza dubbio la sua collezione di materiali sonori (vinili, lacche, CD, nastri, DVD, VHS, etc.) e di registrazioni in formati e supporti diversi prevalentemente di festival jazz, interviste, trasmissioni radiofoniche, la raccolta di libri e di riviste specializzate nonché le fotografie di eventi a cui ha partecipato e dei protagonisti della musica jazz.

Il fondo di Adriano Mazzoletti riveste interesse storico particolarmente importante in quanto testimonianza composita e organica della sua attività poliedrica e feconda di critico ed esperto di storia del jazz e di jazz italiano, nonché di conduttore radiofonico e televisivo. Curioso, pieno di talento, animato da una passione indomabile e da una grande cultura, Mazzoletti ha speso tutta la sua vita a recuperare con certosina pazienza la memoria di musicisti di jazz molto spesso sconosciuti al pubblico italiano, attraverso la ricostruzione storica, l’ideazione di trasmissioni radiofoniche (e televisive) e l’incisione di collane di dischi. Sottraendoli all’oblio quasi inevitabile e ridando ‘dignità’ alla musica e all’umanità di questi musicisti, Mazzoletti ha contribuito pertanto a rendere popolare il jazz in Italia e a sistematizzare la sua storia, creando un’autentica ‘bibbia del jazz’.

Nato a Genova il 19 giugno 1935, Adriano Mazzoletti si appassionò sin da giovanissimo al mondo della musica jazz sin dal 1955, quando a Perugia, dove la famiglia si era trasferita, fondò il Circolo del Jazz Perugia con, tra i soci fondatori, Carlo Pagnotta, poi deus ex machina del Festival Umbria Jazz. Dopo essersi occupato a Perugia dell’organizzazione di alcuni concerti (il primo fu quello di Louis Armstrong nel 1957), trasferitosi a Roma, iniziò a lavorare alla RAI nel 1959 come consulente musicale e come conduttore del programma La coppia del jazz (1960-1961) per divenire, insieme a Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, uno dei primissimi DJ italiani

Nell’era della televisione (dove debuttò nel 1962 con Tempo di jazz e curò in seguito trasmissioni molto seguite), Mazzoletti è stato uno dei casi di grande popolarità radiofonica in Italia, riuscendo a raggiungere ottimi risultati anche all’estero. Divenuto funzionario RAI nel 1975, e poi dirigente, ha abbandonato definitivamente la conduzione dei programmi di musica leggera per dedicarsi a quelli di jazz (oltre 100 le sue trasmissioni in questo campo, da Jazz oggi, 1978, a Una storia del jazz, 1981), genere del quale è stato a lungo il maggiore promotore radiofonico.

Sempre viva è stata, inoltre, la passione per l’organizzazione di festival, conferenze, mostre e iniziative sulla musica jazz che realizza in Italia, dirigendo riviste specializzate come «Blue jazz» a «Jazz» fino a «Jazz ‘n’ blues ‘n’ around» e pubblicando numerose opere enciclopediche e monografiche sul jazz e i suoi protagonisti, che restano a oggi un caposaldo nella storia culturale e musicale del nostro Paese.

Il suo Fondo archivistico costituisce pertanto una fonte rilevante per la conoscenza e lo studio del jazz italiano e internazionale, lasciando un patrimonio fondamentale per le generazioni future di studiosi.