Nuove prospettive sul restauro di un’ architettura contemporanea
“Prendetevi cura solerte dei vostri monumenti e non avrete bisogno di restaurarli (…) vigilate su un vecchio edificio con attenzione premurosa, proteggetelo meglio che potete e a ogni costo da ogni accenno di deterioramento (…)”. Così lo scrittore John Ruskin riassumeva nel 1849 l’ essenza della manutenzione, intesa come operazione rivolta al patrimonio costruito, da ritenersi “bene comune” per eccellenza. Ed è con questo spirito improntato a lungimiranza nella conservazione programmata dei propri monumenti, che si è posto mano ai lavori del cantiere al Museo Maxxi di Roma per la manutenzione delle facciate in calcestruzzo dell’ avveniristico complesso realizzato dall’ architetto Zaha Hadid a seguito del concorso internazionale bandito nel 1998 dal Ministero dei beni e delle attività culturali. Il cantiere, che ha richiesto la complessa sinergia di più risorse economiche e professionali, è stato ufficialmente presentato lo scorso 29 settembre presso l’ auditorium del Maxxi.
Simbolo di modernità dell’ architettura contemporanea, il calcestruzzo armato è un materiale duttile, ma anche estremamente fragile di fronte alle mutate condizioni climatiche. Rispetto a illustri precedenti come le architetture di Giovanni Michelucci e di Pier Luigi Nervi, l’ edificio del Maxxi ha un design architettonico unico con le sue grandi e luminose superfici esterne in calcestruzzo a facciavista, che si piegano nello spazio urbano in un morbido gioco di volumi neutri. L’ uso innovativo del cemento armato che ne fa Zaha Hadid con una valenza architettonica e insieme estetica richiedeva pertanto una cura straordinaria. La sfida più grande, come ha sottolineato il Segretario Generale della Fondazione Maxxi, dott. Pietro Barrera in apertura del convegno, è stato quello di manutenere e rispettare il disegno del geniale architetto, adattandolo nel contempo alle esigenze di modernità a cominciare dall’ efficientamento energetico e illuminotecnico dell’ edificio.
Presente al convegno per i saluti istituzionali, il Segretario Regionale per il Lazio, dott. Leonardo Nardella, che, come responsabile della Stazione appaltante dei lavori, ha riassunto la storia della genesi del cantiere, a partire dallo stanziamento dei primi fondi nel 2013 messi a disposizione con Delibera Cipe, a cui si sono aggiunti i finanziamenti del Programma triennale 2016/2018 per lavori di manutenzione delle finiture e adeguamenti normativi del complesso del Maxxi, fino al protocollo d’ intesa tra la Fondazione Maxxi e il Segretariato Regionale per il Lazio (2017) per stabilire le modalità di attuazione degli interventi. Con esclusione dell’ intervento di efficientamento illuminotecnico del Maxxi, il resto della progettazione è stata svolta all’ interno, da un team di esperti del Segretariato Regionale per il Lazio e della Fondazione Maxxi. Nonostante la battuta di arresto di oltre 40 gg. imposta dal lockdown, la Stazione appaltante ha dimostrato grande efficienza nel coordinare e concludere in tempi rapidi i lavori che, consegnati il 4 marzo 2019, sono stati ultimati il 10 settembre scorso dalla ditta I.BE.CO Costruzioni Spa, aggiudicataria dell’ appalto, mantenendo comunque invariato l’ impegno di spesa previsto. In linea con gli attuali indirizzi del Ministero, si è peraltro riconfermato l’ interesse dell’ Istituto per l’ arte e architettura contemporanee, già attestato dal suo impegno per la realizzazione del Museo Italiano dell’ Audiovisivo e del Cinema (MIAC) e nel cantiere in itinere dell’ex Arsenale Pontificio, futura sede della Quadriennale di Roma, in collaborazione con la nuova Direzione Generale Creatività urbana, attualmente uno dei principali partner del Segretariato Regionale per il Lazio e diretta dall’ arch. Margherita Guccione, già direttore del Museo Maxxi (sezione Architettura), che ha moderato il convegno nella sua prima sessione (Strategie per la conservazione dell’ architettura contemporanea).
Dopo la carrellata di architetture contemporanee in cemento armato illustrate dall’ arch. Andrea Aleardi (Fondazione Michelucci), dal prof. arch. Rosalia Vittorini (Do.co.mo.mo Italia) e dall’ arch. Cristiana Chiorino (Pier Luigi Nervi Project), nella successiva sessione (Maxxi prima del progetto), il convegno è entrato nel vivo del tema, documentando alcuni momenti di vita del complesso sito nel cuore del quartiere Flaminio, attraverso il ricco materiale del suo archivio fotografico. Per il piano delle azioni propedeutiche al progetto, è intervenuta l’ arch. Francesca Romana Liguori del Segretariato Regionale per il Lazio, dal 2016 responsabile unico del procedimento, che nell’ ambito del Documento preliminare alla progettazione, ha fornito alcune indicazioni metodologiche per stabilire i livelli di progettazione e definire le modalità di stipula del contratto. Secondo il Piano di manutenzione dell’ edificio, che sin dall’ inizio prevedeva un’ ispezione annuale delle facciate con l’ eventuale sostituzione del protettivo delle superfici, sia in fase di progettazione che nella direzione dei lavori, è stata effettuata una campagna diagnostica per l’ individuazione dei processi di alterazione delle grandi superfici in calcestruzzo e l’ esatta definizione di un idoneo trattamento protettivo. I risultati delle indagini sono stati presentati dalla dott.ssa Giuseppa Maria Fazio dell’ Istituto Centrale del Restauro, nonchè dalla dott.ssa Paola Coghi per quanto concerne le campionature e i test di pulitura e di stesura del protettivo con l’ impiego di maestranze formate sul campo, nel corso di un “Cantiere scuola” e con la consulenza di esperti di ArteLAb e del Centro di ricerca CISTEC dell’ Università la Sapienza. La presenza delle due restauratrici nel cantiere è stata determinante per definire le problematiche conservative e i metodi d’ intervento più compatibili ed economici. In particolare, attraverso la mappatura del degrado delle superfici effettuata dal prof. ing. Luigi Coppola mediante laser scanning e fotogrammetria digitale, i maggiori danni sono stati riscontrati sulle superfici inclinate del lato est, più esposte all’ irraggiamento solare, rispetto al lato nord e al punto protetto dal corpo aggettante, all’ ingresso del Maxxi.
Infine, protagonisti dell’ ultima sessione del convegno (Maxxi progetto e Cantiere) prima della tavola rotonda conclusiva, sono stati il progettista del cantiere, l’ arch. Mario Avagnina, dirigente del Consiglio Superiore dei LL. PP. e l’ arch. Elisabetta Virdia dell’ ufficio tecnico della Fondazione Maxxi, che ha diretto i lavori con la collaborazione della stessa dott.ssa Fazio e del geom. Marco Sestini del Segretariato Regionale per il Lazio. Come è emerso dal presente convegno, il Cantiere del Maxxi ha rappresentato soprattutto un grande laboratorio sperimentale e un’ occasione di confronto sul restauro di un’ architettura contemporanea grazie anche al multiforme gruppo di lavoro che si è creato attorno al progetto.