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Dalla tutela alla valorizzazione. Acquistato un dipinto di Simone Cantarini dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica

 

Fino al prossimo 31 dicembre sarà possibile ammirare il Ritratto del Cardinale Antonio Barberini junior di Simone Cantarini detto il Pesarese a Palazzo Barberini, nella sala della Divina Sapienza, accanto ai ritratti dipinti e scolpiti di Urbano VIII e degli illustri protagonisti della famiglia Barberini, realizzati da artisti quali Gian Lorenzo Bernini, Giuliano Finelli, Carlo Maratti e Lorenzo Ottoni.

Entrato a far parte della collezione delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, insieme a un dipinto di Giovanni Lanfranco, il capolavoro giovanile del Pesarese è stato recentemente acquistato in via di prelazione dall’Istituto autonomo grazie all’azione congiunta della  Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, della Direzione Generale Musei, della Soprintendenza Speciale di Roma e del Segretariato Regionale del MIC per il Lazio.

Si tratta di un’operazione culturale di fondamentale importanza, che ha consentito di riportare a Palazzo Barberini un’opera che si caratterizza per l’eccezionalità e la rarità della tecnica: olio su carta, poi applicata su tela e che si configura tra le opere di esordio del Pesarese. Il ritratto di Antonio Barberini junior è stato realizzato presumibilmente tra il 1631 e il 1633, durante un passaggio a Pesaro del cardinale nell’ambito del suo soggiorno ad Urbino per la “devoluzione” del Ducato al papato.

 

Anna Maria Ambrosini Massari (1997) ha ipotizzato che il dipinto potrebbe essere stato realizzato come omaggio da parte del Cantarini al cardinale, da cui poi dovette scaturire la vera e propria commissione delle successive redazioni su tela, una conservata alla Galleria Corsini e l’altra in collezione privata. L’occasione della legazione urbinate può aver portato alla realizzazione di più ritratti da inviare a parenti e amici.  E una prova di tale destinazione potrebbe essere proprio la presenza del Ritratto di Antonio Barberini junior della Galleria Corsini nell’inventario dello zio Mons. Ottavio Corsini, che fino al 1636 era stato governatore di Ravenna e quindi l’inventario registra quanto riportato a Roma della legazione romagnola.

Alla Galleria Corsini sono conservate altre opere realizzate da Simone Cantarini, come l’Autoritratto, la cui attribuzione è confermata all’unanimità dalla critica contemporanea e stilisticamente è molto vicino al Ritratto del cardinale Antonio Barberini junior.

Il Ritratto del Cardinale Antonio Barberini junior di Palazzo Barberini, noto all’epoca come Ritratto virile, è stato vincolato come bene di interesse artistico e storico particolarmente importante nel 1974 con l’attribuzione a Jacob Ferdinand Voet in occasione della vendita all’asta della collezione del principe Marcello Del Drago, da cui il dipinto proveniva. Successivamente, l’opera è stata attribuita a Gian Lorenzo Bernini con la corretta identificazione dell’effigiato e restituita infine alla giusta paternità.

Il pittore indaga con segno immediato, quasi impressionistico, il volto del giovane, facendone un ritratto parlante, in presa diretta, in una felice congiuntura naturalistica della  prima attività dell’artista. La qualità dell’olio su carta e la morbida stesura del colore escludono che si tratti di una copia dell’esemplare Corsini.

Il 15 settembre 2020, il pregevole dipinto è stato venduto all’asta Finarte – Dipinti e disegni antichi e arte del XIX secolo – su mandato della Fondazione Santilli, dal 2018 proprietaria del bene. Alla denuncia di trasferimento dell’opera, in seguito rinnovata e integrata con i dati richiesti, fa seguito la procedura per l’esercizio della prelazione da parte dello Stato, avviata dalla Soprintendenza competente in vista di un incremento delle pubbliche collezioni e di un’adeguata fruizione del dipinto.

Contestualmente, con Decreto n. 36/2021 a firma del Presidente della Commissione Regionale per il patrimonio culturale, è stata autorizzata la Fondazione “Gennaro Santilli” all’alienazione del dipinto di Simone Cantarini ai sensi dell’art. 56 comma 1 lett. b del Codice dei beni culturali e del Paesaggio, a condizione che la proprietà si impegni a conservare regolarmente il bene, in un ambiente conforme, che ogni intervento di restauro e manutenzione sia sottoposto ad autorizzazione della Soprintendenza e che l’opera sia resa fruibile, con tempi e modalità da concordare con la Soprintendenza.

Entro i termini previsti per l’esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato, le Gallerie Nazionali d’Arte Antica hanno manifestato il proprio interesse nei riguardi dell’opera, richiedendone l’acquisto coattivo da parte del MIC. In base alle valutazioni unanimi della Soprintendenza e del Segretariato Regionale per il Lazio, la sede di Palazzo Barberini risulta la più idonea ad ospitare tale opera, sia per i molteplici rimandi al mecenatismo della famiglia Barberini ed in particolare del cardinale Antonio Barberini Jr, nipote di papa Urbano VIII nonché grande amante delle arti, che contribuì alla decorazione del palazzo di famiglia alle Quattro Fontane, sia in considerazione della presenza, all’interno della collezione, di altri dipinti, come il ritratto post mortem  del cardinale eseguito da Carlo Maratti negli anni ’80 del Seicento.

Il ruolo politico del porporato viene peraltro ricordato nell’affresco del Trionfo della Divina Provvidenza, eseguito da Pietro da Cortona tra il 1633 e il 1639, su tema celebrativo fornito dal poeta Francesco Bracciolini.

 

Con decreto n. 1021/2021 della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio viene pertanto disposta l’acquisizione coattiva a titolo di prelazione del dipinto di Simone Cantarini ai sensi dell’art. 60 del Codice del Beni Culturali e del Paesaggio, contribuendo ad aggiungere un tassello importante alla storia della collezione dei Barberini, tra i principali mecenati europei del Seicento.