Prevenzione e sicurezza per la tutela dei beni culturali
Dal 13 luglio al 4 novembre 2021, un’esposizione di reperti recuperati dal Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, con la presentazione anche dei sistemi di prevenzione e salvaguardia adottati dai Musei e dai luoghi della cultura di appartenenza statale.
Il mondo salverà la bellezza? Da questa domanda nasce la mostra inaugurata il 12 luglio al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, diretto dalla dott.ssa Mariastella Margozzi.
Un’esposizione di grandi capolavori dell’arte, dal celebre Cratere di Eufronio a tante tele, con opere importanti attribuite ad artisti come Brueghel e Veronese, oggetti, statue di tutte le epoche recuperati in questi anni dai Carabinieri dei beni culturali. Ancora oggi, nonostante l’instancabile lavoro delle Istituzioni, troppo viene perduto, depredato e sottratto alla fruizione della collettività. Ogni oggetto è unico, inimitabile e come tale va salvaguardato. Decontestualizzare un’opera, privandola dell’universo storico che la circonda, è una violenza che la spoglia delle molteplici informazioni che essa racchiude, relegandola ad oggetto collezionistico e lucrativo. Per questo motivo è necessario tenere viva l’attenzione sul lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine e in particolare il Comando Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri e dal Ministero della Cultura.
Ma la rassegna vuole essere, non solo una esposizione di reperti recuperati ma anche – ed è una novità assoluta, nel panorama delle mostre – la presentazione dei sistemi di prevenzione e salvaguardia adottati dai Musei e dai luoghi della cultura di appartenenza statale con il coordinamento della Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio Culturale del MiC, costituiti dagli impianti antintrusione, antifurto, antiaggressione e antieffrazione e della vigilanza: in altri termini dall’integrazione tecnologia-uomo.
Una sezione della mostra è quindi dedicata al recupero dei Beni Culturali e alle indagini che hanno permesso la restituzione di oggetti illegalmente sottratti e la loro successiva messa in sicurezza. Ma salvare l’arte significa anche evitare l’uscita di questo “tesoro” dai confini nazionali. Un lavoro questo che viene svolto con costante impegno dagli Uffici Esportazioni del MiC che, in stretta collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, controllano il movimento e la compravendita di oggetti d’arte, impedendo una tragica emorragia culturale.
In entrambe i casi l’utilizzo delle piattaforme web, la creazione di banche dati e il monitoraggio continuo delle aste nazionali e internazionali, svolgono un ruolo molto importante.
Proteggere l’arte e la sua bellezza significa anche intervenire in scenari di emergenza. In questo caso fondamentale è l’impegno del MiC e del Comando TPC dei Carabinieri in aree del territorio nazionale interessate da eventi sismici e altre calamità naturali grazie all’istituzione dei Caschi Blu della Cultura. I recenti terremoti dell’Abruzzo, del Lazio, delle Marche e dell’Umbria hanno messo in luce criticità, ma sono anche stati un ottimo campo di addestramento e il modello, d’intesa con la Protezione civile italiana e con l’UNESCO, è stato esportato in vari Paesi esteri. Forte è anche la volontà dell’esposizione di rendere fruibili per tutti le storie e il messaggio di speranza: il percorso è infatti arricchito da pannelli e didascalie in scrittura braille e da riproduzioni in rilievo delle opere per i non vedenti.
Senza dimenticare che durante la visita alla mostra, passando da un ambiente ad un altro dell’antico Mausoleo di Adriano, ci si potrà imbattere di tanto in tanto nelle 14 statue e sculture de “Lo spettacolo della vita” dell’artista campano Pietro Guida. Fugaci incontri nei cortili, nei bastioni o lungo i camminamenti di Castel S. Angelo. L’abbraccio tra madre e figlio, la conversazione sulla panchina, la passeggiata di due anziani, ma anche la giocosità di acrobati e saltimbanchi o un bambino con i palloncini e il padre che lo sostiene sulle spalle. Quasi un ritorno alla normalità, un riappropriarsi di gesti semplici e quotidiani, testimonianza di una ritrovata condivisione, che la pandemia inevitabilmente ci ha negato.